sabato, marzo 28, 2015

PREPOTENTI

A volte te ne stai lì e passeggi per la tua strada. Sei tranquillo, non ci pensi neanche a cercarli. E poi, improvvisamente ne spunta uno, e ti salta sulle schiena. Si appollaia là, come un grasso diavolo, e non importa quanto scuoti, quello non casca. Ti puoi incurvare in avanti, all'indietro, fare capriole, resterà aggrappato saldo, coi denti conficcati nella tua spalla destra. Non se ne va, e certe volte dà fastidio. Magari vuoi solo leggere il giornale in pace, o aspetti placido di essere rapito dal soffice Morfeo, e invece ti ritrovi a sentire il suo alito appiccicoso nelle orecchie. Un capriccio, ecco di che si tratta, nulla più. Ma ti sta rovinando la vita. E più cerchi di ignorarlo, più la sua presenza diventa invadente perché, in fondo, in fondo, hai paura di dimenticarlo. E allora ecco che ogni incontro, ogni parola, ogni sorriso diventano un suo particolare, una pennellata frettolosa che ne delinea sempre più nitidamente il volto nascosto nell'incavo del tuo collo. Come un vampiro egoista, succhia tutta la tua vita e la risputa sotto forma di un grande universo grondante di bava di cui lui è il centro. Non se ne va, no, nulla da fare. In fondo, però, vuole solo una cosa, e tu lo sai. Anche perché non fa altro che urlartelo nelle orecchie ventiquattro ore al giorno. Alla fine cedi, e quando ti siedi alla scrivania lui è così eccitato che lo senti fremere, elettrico. Inizialmente farai un po' di confusione, col vomito di informazioni che lui ti rigurgita nell'orecchio, troppo impaziente. Poi, però, imparerai a distinguerne la voce, e con gesti sapienti costruirai il ponte d'inchiostro su cui lui scivolerà, soddisfatto, lontano da te.
Finalmente liberi.

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